Riflettevo su alcuni passaggi della mia vita
e le scelte che ho fatto negli anni ’90 e.. passando di palo in frasca, ho elaborato
una teoria tutta mia che però vorrei condividere con voi.
Quante guerre ci sono state negli anni 90?
Negli anni 90 il mondo si è ritrovato di
fronte a due guerre: la guerra del Golfo nel ’91 e più tardi a quella del Kosovo.
Per lo meno questo è il ricordo che molti di
noi (io compresa) hanno quando pensiamo a quella parte della storia.
In realtà, negli ultimi dieci anni del
secondo millennio, oltre cento nazioni nel mondo sono state in guerra e milioni
di persone sono morte in seguito a conflitti armati, torture e deportazioni;
basti pensare al Ruanda, al Tibet, alla Cecenia o alla striscia di Gaza. In
vaste zone dell’Africa e del Sudamerica numerose guerre civili hanno ucciso un
numero elevatissimo di persone. Nonostante ciò, i dubbi sull’utilità di una
guerra non si sono sollevati su questo tema bensì è stata la battaglia di un
despota per accaparrarsi pozzi di petrolio e quello di un altro despota per un
pezzo di terra a far sollevare l’interrogativo sull’opportunità delle guerre.
Curioso, non trovate? Ma perché?
Un semplice
sguardo al rapidissimo sviluppo della cultura mediatica occidentale mi fa
capire perché vediamo le cose in questo modo. La televisione e Internet ci
consentono di accedere a quasi tutte le informazioni che desideriamo; possiamo
procurarci dati a ns. piacimento, senza tempi di attesa. Nessuna parte del
mondo, nessun settore specialistico e nessuna intimità ci sono preclusi.
IN COMPENSO, CI ABBIAMO RIMESSO LA CAPACITA’
DI GIUDIZIO!!
Misuriamo l’importanza dei fatti mondiali in
base al tempo che la televisione dedica loro: due minuti di Cecenia, tre minuti
di notizie locali, un minuto di cultura, le previsioni del tempo. Il problema è
che ci siamo abituati a fidarci ciecamente della valutazione dei media e di
conseguenza incorriamo in un errore:
scambiamo una domanda per un’altra e, invece
di chiederci se qualcosa è interessante per
NOI , ci chiediamo se è
interessante IN LINEA DI PRINCIPIO
(oppure non ce lo chiediamo proprio) e lasciamo che siano i media a rispondere
per noi.
E’ determinante dunque il ruolo dei media
con la loro recente e pervasiva diffusione e con il loro notevole influsso: il
loro potere sulla società e sugli individui è indiscutibile. Ciò che avviene,
in realtà avviene sui media (giornali, televisione, internet); altrimenti, è
come se non avvenisse. Nella percezione sociale nessun fatto, sia che accada
sotto casa sia che avvenga a migliaia di chilometri di distanza dal luogo in
cui viviamo, avviene se non è raccontato e mostrato dai media e più tempo viene
speso su quel fatto, più questo acquista importanza..per noi.. per la società.
Pazzesco!
Ciò che occorre nella
nostra epoca è sì l’onestà intellettuale di chi informa, ma anche la coscienza
critica del ricettore delle informazioni, della società nel suo insieme:
operatore della informazione è anche chi riceve il messaggio e non solo chi lo
invia.
Tutti protagonisti
dunque: solidali sì, ma non omologati!
Per cui vi invito ogni qualvolta leggerete
una notizia, a soffermarvi su di essa e a porvi delle domande…non dare sempre
per oro colato quello che vi dicono.
In fin dei conti noi siamo esseri pensanti...almeno
credo ;)
Notte e …stay tuned!
Nessun commento:
Posta un commento